Aquila minore

HIERAAETUS PENNATUS

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    L'aquila minore è un uccello della famiglia degli Accipitridi. Pennatus deriva dal latino e vuol dire «piumato», in riferimento alle zampe completamente piumate o «calzate». Gran parte del piumaggio di questo rapace si presenta castano, con sfumature nerastre nelle parti superiori e parti più chiare che connotano ventre e piume del volo. Più che per il clima, l’Aquila minore evita l’Italia per nidificare – questa una delle possibili spiegazioni – a causa della pressoché totale mancanza di ambienti forestali in cui possa vivere indisturbata.
    Molto più piccola dell’Aquila reale – la massima apertura alare non supera di solito i 130 cm per una lunghezza di poco superiore al mezzo metro – l’Aquila minore in Italia è sostanzialmente un rapace migratore, che dalle aree di nidificazione poste nell’Europa centrale, ma soprattutto in Spagna, si sposta lungo la penisola per raggiungere l’Africa settentrionale e subsahariana.

    Caccia prevalentemente in volo e cattura le sue prede, uccelli, mammiferi e lucertole, sopra o vicino al terreno o sulla cima degli alberi, di solito dopo una spettacolare picchiata. Spesso, se manca la preda durante la prima picchiata, la insegue nel bosco ad alta velocità. Caccia anche dai posatoi e, occasionalmente, si nutre di insetti.
    Per quanto riguarda le parate nuziali sono stati descritti i soliti voli a festoni, ma anche manovre ad alta velocità, accompagnate, normalmente, da rumorose vocalizzazioni. Di solito quando non nidifica è silenziosa. Costruisce il nido di rami, tipico dei rapaci, su un grande albero e alleva uno o due pulcini.
    Il volo battuto è caratterizzato da colpi profondi e decisi con l'ala piuttosto morbida. Volteggia con le ali tenute leggermente piegate in basso, non piatte, e con la coda piuttosto aperta. Scivola con le ali tenute in basso come i nibbi, con i polsi spinti in avanti e la coda chiusa.

    Nervoso e intermittente, il canto dell’Aquila minore si ode più spesso in autunno, quando le popolazioni dell’Europa centrale attraversano i nostri cieli per raggiungere l’Africa o – in piccola parte – le regioni dell’Italia meridionale. Un viaggio spesso denso di pericoli, in primo luogo i bracconieri che continuano ad insistere su questa specie. A volte questo viaggio si ferma in Sicilia, dove il “generale inverno” si fa più docile, dove già a febbraio c’è profumo di primavera.
    Da un lato, non mancano episodi di svernamento nel nostro Paese, così come in altre aree mediterranee (Spagna, Francia, Grecia, Nord Africa e Israele). Dall’altro, il contingente che sceglie la via italiana per raggiungere i siti di svernamento è piuttosto limitato (la maggior parte degli esemplari transita direttamente attraverso Gibilterra o il Bosforo). In Italia, l’area di svernamento accertata e – di recente – scelta dall’Aquila minore con una certa regolarità è la Sicilia, dove l’inverno è breve e piuttosto mite. Come altri rapaci, l’Aquila minore si dimostra poco tollerante rispetto all’attraversamento di ampi tratti di mare aperto, ed è forse questo che spiega la scelta di altre vie per la migrazione.

    L’Aquila minore è una specie rara, con stato di conservazione “sfavorevole” sia nell’Unione Europea sia a livello continentale. Mai tutelata da un Piano d’Azione Internazionale questo rapace risulta comunque protetto dalla Direttiva Uccelli e – a livello nazionale – dalla legislazione venatoria vigente.
    La popolazione europea della specie non supera le 2.700-5.800 coppie, pari a quasi due terzi della popolazione continentale complessiva e a non più di un quarto di quella globale. Un tempo avvistata piuttosto di rado sui nostri cieli, l’Aquila minore ha iniziato a scegliere l’Italia con più regolarità, per la migrazione, a partire dal 2004, quando si è registrato un passaggio di oltre 500 individui.
    Va sottolineato come tra le esigenze principali dell’Aquila minore vi sia la presenza di foreste in cui nidificare, preferibilmente miste ad ambienti aperti, dal livello del mare fino a latitudini quasi mai superiori ai 2.000 metri, in climi comunque temperati e caratterizzati da elevata presenza di prede. Spesso, per cacciare, l’Aquila minore si spinge fino alle aree coltivate, con ulteriori rischi rispetto alla possibilità di subire disturbo da parte dell’uomo o anche atti di persecuzione diretta.

    Mantenere gruppi di alberi idonei alla nidificazione rappresenta l’elemento più importante per favorire la riproduzione della specie. Le attività di gestione forestale possono avere un grande impatto durante il periodo riproduttivo: oltre a limitarne l’interferenza con la schiusa delle uova, queste attività andrebbero comunque indirizzate verso una gestione del bosco più attenta a quelle che sono le esigenze ecologiche della specie.
    Primo fattore, la presenza di radure e aperture nei rimboschimenti. Secondo aspetto, il pericolo rappresentato dalle linee elettriche, che potrebbero essere interrate. Lo stesso sottobosco, qualora troppo fitto, impedisce all’Aquila minore di avvistare molte delle proprie prede, prima fra tutte il coniglio selvatico.
    Questo per quanto riguarda le aree di nidificazione. Per quanto attiene l’Italia, invece, sono bracconaggio e persecuzione diretta i fattori principali di criticità per questa specie, come dimostrano le frequenti uccisioni registrate un po’ in tutta la penisola, con particolare riguardo alla preoccupante situazione del versante calabrese dello Stretto di Messina, importantissimo “bottleneck” per questo come per altri rapaci.

    Un altro pericolo importante per l’Aquila minore nel nostro Paese è dato dalla costruzione delle centrali eoliche presso siti frequentati – in generale – da rapaci migratori. Una pratica che potrebbe avere ripercussioni piuttosto gravi data la tendenza di questo come di altri rapaci a migrare concentrandosi presso determinati siti durante la fase della migrazione.
    Proseguire nell’azione di contrasto al bracconaggio rappresenta la misura più importante per difendere la popolazione di Aquila minore in transito sui cieli italiani. Un maggiore approfondimento delle esigenze ecologiche del contingente svernante – e una corretta tutela dei siti di svernamento – rappresenta un’azione altrettanto significativa soprattutto dato il recente incremento della popolazione che sceglie la Sicilia – o altre aree dell’Italia meridionale – per trascorrere l’inverno.

    Per il resto, a fare la differenza sono le attività di gestione forestale nelle aree di nidificazione, essendo stato dimostrato che attività silvicolturali quali l’abbattimento di alberi, ha conseguenze molto negative sulla dimensione delle uova covate e soprattutto sul numero di uova schiuse.
    Le coppie nidificanti in territori soggetti a una gestione forestale intensiva, infatti, tendono a cambiare nido da un anno all’altro, alla ricerca di aree meno interessate dal disturbo da parte di attività umane. Ben studiata negli ultimi anni, la migrazione dell’Aquila minore andrebbe comunque meglio approfondita nelle diverse parti d’Italia, per aggiungere all’“ecologia della nidificazione” un’indagine più approfondita sulla migrazione e lo svernamento.



    Fonte: www.uccellidaproteggere.it
     
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