Gru cenerina

GRUS GRUS

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    e chi lo sà....

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    La gru cenerina o gru eurasiatica è un uccello che appartiene alla famiglia Gruidi. Per dimensioni simile alla Cicogna e all’Airone cenerino, la Gru è il simbolo dell’eleganza. Come tale, si mostra per le sue dimensioni imponenti, per il lucente piumaggio cenerino, per la buffa coda su cui campeggia un ciuffo di piume più scure. Grande “volatore”, dalla postura inconfondibile, la si può osservare in primavera mentre raggiunge l’Italia.
    Dall’aspetto inconfondibile – il piumaggio grigio campeggia su zampe lunghissime e fa da contrasto a una buffa coda arricciata verso il basso – la Gru presenta una caratteristica macchia bianca sul capo, mentre il becco è circondato da piume nere che si allungano verso il collo. Di dimensioni notevoli – può raggiungere anche i 150 cm di lunghezza – questa specie è tendenzialmente gregaria.

    Tipico e al tempo stesso variegato, il canto della Gru suona come un “chrooc” “chrr”, o anche semplicemente “kru”, da cui il nome che le è stato “assegnato”. Quando le si osserva durante la fase di migrazione, si può assistere a un vero e proprio concerto, essendo la gru un uccello tendenzialmente gregario, anche di diverse decine/centinaia di individui.
    Uccello migratore, la Gru si riproduce nell’Europa centrale, settentrionale e Orientale, dai Balcani alla Russia, fino a Mongolia e Asia minore. Torna sui nostri cieli in autunno, raramente per fermarsi a svernare nel nostro Paese. Più spesso per raggiungere l’Africa settentrionale e orientale, dove questa specie trascorre l’inverno.

    Al di fuori del periodo riproduttivo, infatti, si muove quasi esclusivamente in stormi composti anche da decine, a volte centinaia di individui e, sempre “in branco”, si posa sulle aree umide, per riposarsi o rifocillarsi. Insetti, pesciolini. Ma anche cereali e vegetali. La dieta della Gru è piuttosto varia, e differisce sensibilmente tra quella tipica dei siti di riproduzione – paludi e acquitrini – e quella scelta nelle aree di sosta o svernamento, dove la specie si spinge, per alimentarsi, fino ai campi coltivati.
    In Italia, i pochissimi individui svernanti sono stati censiti in Sardegna occidentale, Sicilia e sulla media costa tirrenica.

    Rara e minacciata in tutta Europa, la Gru ha conosciuto un marcato declino già a partire dal Medioevo, soprattutto in Europa occidentale e meridionale, dovuto soprattutto alla bonifica delle zone umide. Un declino che, in pratica, non si è arrestato fino all’inizio degli anni Novanta, quando la specie ha mostrato incoraggianti segni di incremento senza comunque raggiungere i livelli di abbondanza precedenti il 1970. Una situazione parzialmente confortante che però riguarda solo l’area comunitaria, mentre a livello continentale la specie mostra tuttora evidenti segni di sofferenza.

    Va rilevato come le abitudini ecologiche della specie rendano estremamente difficoltoso effettuare censimenti accurati, visto che durante il giorno la Gru si spinge fino alle aree agricole, in cerca di cibo, utilizzando le aree umide solo come dormitorio. Questo potrebbe causare una sottostima del contingente svernante, posto che si tratta comunque di una specie poco frequente e pari a una frazione infinitesimale della popolazione svernante nell’Unione europea.
    La distruzione delle zone umide, unita alla persecuzione diretta, sembra essere la principale causa del declino della specie durante i secoli passati, e forse la ragione principale dell’estinzione del pur modesto contingente nidificante. Anche nel resto d’Europa, secoli di caccia indiscriminata e disturbo da parte dell’uomo hanno spinto la specie a nidificare in aree remote, inaccessibili, indisturbate, mentre le aree antropizzate sono utilizzate solo per l’alimentazione.

    La minaccia principale per la specie è costituita dalla frammentazione dell’habitat e dalla perdita di molti siti storici utilizzati per la sosta e l’alimentazione.
    Un’evidenza che accresce in qualche modo il ruolo del nostro Paese nella conservazione della specie, essendo un’importantissima zona di passaggio tra le aree di nidificazione e i quartieri di svernamento, siano o meno questi ultimi inclusi nel territorio nazionale. La diminuzione degli ambienti idonei, infatti, causa una maggior concentrazione degli stormi nelle stesse aree, aumentando il rischio di bracconaggio..

    Avendo l’abitudine di nutrirsi, al di fuori del periodo riproduttivo, anche e soprattutto in campi coltivati, è l’abuso di pesticidi a costituire un’ulteriore minaccia importante, specialmente in Italia in cui la vita di questa specie dipende quasi esclusivamente dalle campagne. Altro pericolo è rappresentato dalle frequenti collisioni con i cavi sospesi, soprattutto in Spagna. Sono invece gli abbattimenti illegali che continuano a mietere vittime in Oriente, in Africa e – se pure localmente – in Europa meridionale.

    Va da sé la necessità di limitare al massimo il disturbo antropico in queste aree, vigilando anche sull’inquinamento dei siti e sull’eccessivo accumulo di pesticidi nelle aree circostanti.
    Anche le campagne con alberi sparsi in cui la specie è solita avventurarsi in inverno sono abbastanza note e circondano di solito le aree umide utilizzate, come semplici “dormitori”. È qui che – limitatamente al nostro Paese – la Gru può imbattersi nel pericolo più importante, ossia l’avvelenamento da pesticidi.

    Si narra che nidificasse regolarmente in Veneto, fino a metà dell’Ottocento. Ora non più: per la Gru l’Italia è quasi esclusivamente un luogo di passaggio, tramite il quale raggiungere i lontani quartieri africani di svernamento.



    Fonte: www.uccellidaproteggere.it
     
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