Forapaglie comune

ACROCEPHALUS SCHOENOBAENUS

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    e chi lo sà....

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    Il forapaglie è un uccello canoro della famiglia Acrocefalidi. Raggiunge una lunghezza di 13 cm e il suo peso oscilla tra i 10 e i 15 grammi. La sua apertura alare è di circa 20 cm. Non si riscontrano particolari differenze tra i due sessi: entrambi presentano le parti superiori color marrone scuro, con accentuate striature bruno-nerastre. La gola è di tonalità biancastra, mentre il capo presenta un piumaggio nero. Elemento caratteristico è il sopracciglio bianco-crema che parte dal becco, circonda la parte superiore degli occhi e arriva alle orecchie. Il becco, appuntito, è di color marrone con la parte inferiore arancione, mentre le zampe sono di tonalità bruna. Gli individui più giovani si distinguono per le macchie brune presenti sul petto e il colore più chiaro delle zampe, con sfumature tendenti al rosa.
    Il canto del Forapaglie comune è particolarmente prolungato e si compone di numerosi cicalecci e trilli emessi con un ritmo piuttosto monotono e incalzante. Si parte da una tonalità medio-bassa, per raggiungere successivamente toni più acuti e squillanti.

    Il periodo riproduttivo si concentra nei mesi di maggio, giugno e luglio. Il nido viene sempre costruito ad altezze ridotte, nascosto tra la fitta vegetazione palustre. La femmina depone dalle 4 alle 6 uova, che vengono incubate da entrambi i genitori per circa due settimane. Una volta nati, i pulcini vengono nutriti da entrambi i partner per 13-15 giorni prima di raggiungere l’involo. Il Forapaglie comune si nutre principalmente di ragni, insetti, piccoli molluschi e bacche.
    L’areale riproduttivo del Forapaglie comune comprende la maggior parte dei Paesi dell’Europa centro-settentrionale e orientale. La popolazione, durante lo svernamento, si sposta verso il continente africano, andando a concentrarsi in un’area che dal Senegal raggiunge, a ovest, l’Etiopia e, a sud, la Provincia del Capo in Sudafrica. In Italia la specie risulta principalmente migratrice regolare ed è localizzata in pochi siti della Pianura padana centro-orientale e, marginalmente, della Toscana.

    Il Forapaglie comune predilige gli ambienti umidi e attigui ai corsi d’acqua. Spesso infatti si concentra sui bordi dei laghi, degli stagni e delle paludi nascondendosi tra la vegetazione, composta principalmente di canneti e arbusteti. Lo si può comunque incontrare – soprattutto durante la migrazione – anche in aree più secche, come la macchia mediterranea, o le brughiere. Si stabilisce in zone a clima boreale e temperato, mentre la specie è più “localizzata” nelle aree a clima mediterraneo. Nel complesso ricerca un clima fresco.
    Dal carattere tendenzialmente solitario, il Forapaglie comune è difficilmente osservabile nei periodi di ridotta attività canora, in quanto tende ad avere l’abitudine di nascondersi tra l’alta vegetazione palustre. Al fine di entrare in contatto con la specie ci si affida infatti, in primo luogo, all’ascolto del suo canto, e solo in un secondo momento si riesce a identificarlo con maggiore certezza tramite il contatto visivo. Non è possibile individuare la specie quando è in volo, poiché tende a mantenersi radente alla vegetazione compiendo in aria solo brevi spostamenti.

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    © foto www.bl.uk
    Nel continente europeo la specie risulta stabile e il suo stato di salute è considerato sicuro. Ciononostante, il Forapaglie comune è inserito nella Lista Rossa Nazionale quale specie “in pericolo critico” e in Italia risulta specie protetta ai sensi della legislazione venatoria vigente.
    Predilige un clima fresco in cui le temperature medie di luglio varino tra i 12 e i 30°. Lo si trova concentrato in ambienti umidi ricoperti da vegetazione palustre e ruderale, in prevalenza giuncheti e cariceti, caratterizzati anche dalla presenza di rari cespugli e alberi in prossimità di un corso d’acqua. Nel complesso, dunque, ricerca ambienti lacustri che, con la loro vegetazione ripariale, costituiscono un ecosistema unico.
    In Lombardia l’habitat riproduttivo è rappresentato da vasti cariceti (canne di palude), mentre in Toscana la specie, durante la nidificazione, si concentra tra i cespugli di falasco. In Piemonte la si osserva tra felci e canne, mentre in Veneto il Forapaglie comune si riproduce tra gli scirpeti (altra specie vegetale tipica delle paludi). Gli individui ricercano il cibo prevalentemente nelle zone umide dove la vegetazione si fa meno fitta ed elevata, ma raramente trovano fonti alimentari anche nei campi di cereali e ai bordi delle zone cespugliate.

    La prima causa della contrazione dell’areale della specie e del suo conseguente declino demografico va ricercata nella progressiva scomparsa dell’habitat. La popolazione italiana mostra poi la caratteristica tipica delle popolazioni poste ai margini dell’areale: una distribuzione frammentata e instabile. Gli individui distribuiti nella zona meridionale dell’areale risentono inoltre in modo particolare del riscaldamento globale.
    In Gran Bretagna, Estonia, Finlandia, Svezia, Olanda ed ex-Cecoslovacchia si sono registrati decrementi particolarmente sensibili, la cui causa va ricondotta a un periodo di siccità particolarmente intensa a metà degli anni Ottanta, che in Africa occidentale non ha permesso la formazione di zone umide nei bacini dei fiumi Niger e Senegal. Al contrario, sempre nello stesso periodo, annate particolarmente piovose hanno portato a un’inversione di tendenza in diverse popolazioni europee.

    La specie negli ultimi anni è stata oggetto di numerosi studi approfonditi, aventi come obiettivo quello di stabilirne lo stato di salute in Italia. Malgrado questo, sono necessari ulteriori approfondimenti per determinare chiaramente la distribuzione e l’esatta consistenza della popolazione nazionale residua. È inoltre auspicabile investigare sulle cause antropiche e naturali alla base della sua sensibile rarefazione.
    La popolazione di Forapaglie comune si è drasticamente ridotta a partire dagli anni Settanta ed è scomparsa da alcune regioni. Ora rischia l’estinzione anche nel sito più importante in Italia: le Valli del Mincio. La popolazione che stazionava in quest’area costituiva la quasi totalità di quella nazionale. Ora si sta rapidamente contraendo e si stima che costituisca il 10-15% della popolazione presente agli inizi degli anni Ottanta. Una delle cause di questo declino è da ricercare nella parziale sostituzione, tra gli anni Settanta e Ottanta, dei cariceti originari con piantagioni di pioppi ibridi, prati da sfalcio e campi di mais.

    Il Forapaglie comune risulta essere una delle prime quindici specie più minacciate dell’avifauna italiana. È auspicabile dunque proseguire gli studi che mirano a indagare su quali siano i fattori limitanti e di minaccia che hanno contribuito a un declino così marcato. Scopo ultimo di questi approfondimenti è la messa a punto di interventi di gestione virtuosa volti a conservare e proteggere le popolazioni residue sul territorio nazionale, un’azione che quasi certamente passerà da una più efficace tutela – unita eventualmente al ripristino – dei relativi habitat riproduttivi.



    Fonte: www.uccellidaproteggere.it
     
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