Mignattino comune

CHLIDONIAS NIGER

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    Il mignattino, è un uccello della sottofamiglia Sternini nella famiglia Laridi. Coda biforcuta, becco nero e sottile. Il Mignattino prende il nome dal suo “piatto” preferito, secondo la tradizione, le “mignatte”, cioè le sanguisughe. In effetti, questo uccello predilige le acque interne, le paludi e gli stagni, dove questo e altri invertebrati acquatici proliferano.
    Maschi e femmine adulti sono indistinguibili. In abito nuziale hanno le parti superiori grigie, comprese le ali che sono però nerastre verso le estremità. Tutto il capo, il petto e buona parte dell''addome sono neri, mentre il sottocoda e la parte posteriore dell'addome sono bianchi. Becco e zampe sono neri. Nell'abito invernale le parti del corpo diventano tutte bianche ad eccezione di alcune aree del capo e una "spallina" grigia che forma quasi un collare incompleto verso il petto. Alcune parti interne delle ali, superiormente, scuriscono e le zampe diventano rosso scuro. I giovani assomigliano sensibilmente agli adulti in abito invernale avendo però più nero sul capo e il dorso grigio - marrone con orlature delle penne copritrici più chiare.

    Breve, acuto e insistente, il canto del Mignattino comune si può udire in particolare in primavera, quando il maschio mette in atto la tradizionale e interessante pratica del “corteggiamento amoroso”. Dopo averlo abilmente pescato, lo offre alla potenziale compagna, danzandole intorno e mettendo in mostra il suo piumaggio grigio perla, cui fa da contrasto il becco nero come la pece.

    In Italia è tuttavia rarissimo, e localizzato in un’area della Pianura Padana a nord del Grande Fiume, tra la Dora Baltea e il Lago Maggiore. Quasi tutte le coppie nidificanti di questa specie, negli ultimi anni, sono state “registrate” in Piemonte, in quell’area che dal Lago Maggiore scende fino a sfiorare l’alto corso del Fiume Po. Il Mignattino, che oltre all’Europa e all’Asia abita anche le Americhe con una particolare sottospecie, si distingue dai “cugini” per la vistosa coda biforcuta, il piumaggio nerastro, il becco nero pece, così come la parte superiore del capo.

    Pianure a bassa quota, ricche di acqua, sono il suo habitat prediletto. Predilige acque dolci, occasionalmente salmastre, piuttosto profonde e non circondate da terreni scoscesi o troppo ricchi di vegetazione d’alto fusto. Piccoli stagni, laghi, fossi e canali con ricca vegetazione acquatica, anse di fiumi, paludi, prati allagati sono il luogo ideale in cui costruire il nido, mentre paludi costiere, foci di fiumi o acque salmastre sono frequentati solamente al di fuori del periodo di nidificazione.

    Da non perdere, per l’osservatore, sono le “danze d’amore” di questo uccello, che non disdegna – anzi, che in linea di massima preferisce – strati vegetali galleggianti o altri elementi instabili per costruire il nido. Questo rituale di corteggiamento viene di solito portato a termine dal maschio portando un pesce nel becco, e danzando – emettendo il tipico richiamo – attorno alla femmina. I primi nidi di Mignattino comune si riempiono di uova (non più di due o tre) solo a primavera inoltrata.

    Le risaie del vercellese rappresentano attualmente il principale, se non unico, areale di presenza per la specie, un tempo diffusa anche nella vicina Novara e in altre aree della Pianura Padana centro-occidentale. Purtroppo, metodi non corretti nella coltivazione del riso possono mettere a repentaglio il futuro di questa specie, ed è per lo stesso motivo che il Mignattino comune ha abbandonato gran parte dei siti storici nei quali fino agli anni Sessanta nidificava.

    Nel 2000, in Italia, le coppie censite di Mignattino comune non superavano le 150-200 unità. La specie risulta peraltro in declino nell’intera Unione Europea, che pure ospita una popolazione pari a 13-19mila coppie. Una frazione comunque molto modesta, quest’ultima, rispetto alla popolazione continentale, che potrebbe raggiungere anche le 170mila coppie e rappresentare quindi un quarto della popolazione globale della specie.

    Nell’Unione Europea, il declino della specie prosegue inesorabile da 40 anni, senza dare segno di essersi arrestato anche nell’ultimo decennio del secolo scorso. Tutelato dalla Direttiva Uccelli, il Mignattino comune è considerato “in pericolo critico” dalla Lista Rossa Nazionale e particolarmente protetto, in Italia, dalla legislazione venatoria.
    Particolarmente diversificata, per contro, la provenienza degli uccelli ricatturati in Italia in seguito a inanellamenti avvenuti all’estero. I maggiori siti di provenienza sono concentrati nell’Europa settentrionale e orientale: Paesi Bassi, Germania, Polonia, Lituania, Ungheria e Slovacchia.

    Come nel caso di altre specie simili, il Mignattino soffre anzitutto per la propria dipendenza da un habitat facilmente degradabile dall’attività umana. In particolare, l’abitudine di nidificare in risaia rende il Mignattino comune piuttosto vulnerabile. Non a caso, nella Valle Padana occidentale, il cambiamento dei tradizionali sistemi di coltivazione del riso avvenuto alla fine degli anni Sessanta ha causato il totale abbandono dei siti storici di nidificazione.

    Anche altri ambienti umidi di principio idonei per la specie hanno sofferto profonde modificazioni che hanno fatto diventare sempre più rara la presenza di habitat adatti per la specie.
    Altro problema, è un tasso di successo riproduttivo particolarmente basso, con una dimensione media della covata pari a 2-3 uova e tendenzialmente inferiore a quelle rilevate nelle aree di nidificazione del centro Europa.

    Non molto studiata, la specie necessita comunque di un monitoraggio più approfondito, nonché di essere indagata nel dettaglio per quanto riguarda ecologia, biologia riproduttiva e dinamica di popolazione. Risulta comunque utile proporre alcune indicazioni per la conservazione, che valgono per questa come per altre specie coloniali: la tutela dei siti di nidificazione dalle alterazioni – specialmente antropiche – e l’intervento diretto per il ripristino di aree idonee.
    La vita del Mignattino comune è comunque legata, almeno in Italia, alle are risicole. Per questo sia gli studi sia gli interventi conseguenti dovranno essere orientati all’affermazione di metodi per la coltivazione del riso compatibili con le esigenze ecologiche di questa specie.



    Fonte: www.uccellidaproteggere.it
     
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