Pivieressa

PLUVIALIS SQUATAROLA

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    e chi lo sà....

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    La pivieressa, è un uccello della famiglia dei Charadriidi. Può capitare di osservarla mentre lungo le rive con poca acqua cammina in gruppo cercando piccoli invertebrati con il becco. La Pivieressa è, infatti, una specie tipicamente gregaria, soprattutto in periodo invernale. La si avvista in piccoli stormi, mediamente di 20 unità, spesso insieme ad altri limicoli o uccelli simili, come il Piovanello pancianera. Tra i propri tratti distintivi, oltre alle dimensioni medio-piccole, la parte terminale delle ali nerastre con una evidente barra alare bianca che contraddistingue, in tutte le stagioni, sia i maschi sia le femmine. La voce è un fischio lamentoso e poco chiaro.

    Raggiunge una lunghezza di 28-30 centimetri e un’apertura alare di 59-65 centimetri. Il maschio in abito nuziale ha una colorazione bianca-grigio chiara con fitta macchiettatura nerastra nelle parti superiori. Sono invece neri: becco, zampe, gola, guance, petto, collo anteriormente, addome e fianchi fino alle ascelle. Un’area bianca si estende dalle spalle, assottigliandosi, fino a dietro le orecchie e come sopracciglio fino alla fronte. La femmina in abito nuziale assomiglia al maschio, ma avendo le zone nere di petto, collo, gola e guance screziate di bianco. Sono invece indistinguibili in abito invernale, caratterizzato dalle parti superiori su base grigia chiara soffusa di fulvo chiaro e fitte macchiettature nerastre. Le parti inferiori sono bianco sporco con soffusa screziatura marrone sul petto.

    Durante la migrazione la Pivieressa frequenta soprattutto zone umide costiere, mentre durante lo svernamento appare legata a litorali bassi con forti escursioni di marea come scanni e sacche del delta del Po. La presenza della specie nel nostro Paese nell’intero corso dell’anno è testimoniata dall’andamento stagionale delle catture, che mostra percentuali importanti di inanellamenti tra febbraio e aprile con movimenti post-riproduttivi più sensibili tra fine settembre e fine novembre.

    Si dispone di una sola ricattura estera in Italia, relativa a un uccello inanellato ai primi di febbraio a latitudini meridionali in Sudafrica e segnalato, in transito post-riproduttivo in agosto a distanza di quattro anni, lungo la costa emiliana, in circostanze non meglio descritte. Questo soggetto è stato controllato a una distanza di oltre 8mila chilometri dal sito di inanellamento, a testimonianza degli straordinari spostamenti compiuti da questa specie. I soli dati di ricattura di cui si dispone a livello nazionale sono riferiti a ricatture locali, ovvero effettuate entro una ristretta area corrispondente a un intorno di qualche chilometro dal sito di inanellamento, che pertanto non vengono qui considerate.

    La specie è considerata attualmente sicura in Unione europea nel periodo 1970-1990. Non è stato redatto un Piano d’azione internazionale o nazionale sulla specie. La Pivieressa non è inclusa nell’allegato I, mentre è inclusa nell’allegato II/2 della Direttiva Uccelli (Direttiva 79/409/CEE). L’Italia non ospita popolazioni nidificanti della specie e il numero di individui svernanti non è particolarmente significativo (attorno al 2%). Il transito migratorio sul nostro Paese è invece importante e le aree maggiormente utilizzate come siti di sosta durante il transito meritano particolare attenzione.

    La specie appare attualmente minacciata da inquinamento da petrolio lungo le aree costiere, dalla trasformazione e frammentazione di ambienti di sosta e alimentazione (molluschicoltura), nonché dal disturbo venatorio nelle aree di svernamento.
    La qualità delle informazioni sulle popolazioni svernanti è da ritenersi buona, grazie al censimento standardizzato degli uccelli acquatici svernanti sul territorio nazionale, coordinato dall’ISPRA. I dati relativi alla presenza e quantità dei migratori sono invece molto più localizzati e relativi a casi più o meno locali e specifici.

    Si tratta di una specie che presenta uno stato di conservazione favorevole a livello europeo come svernante. Le zone umide italiane, inoltre, sono utilizzate come sito di sosta e di alimentazione prima dell’ultima parte della migrazione, che porta gli individui nelle aree di nidificazione.
    Per il futuro appare opportuno conservare i siti di sosta e svernamento, preservarli da eccessivo disturbo antropico, inquinamento, alterazione degli habitat.



    Fonte: www.uccellidaproteggere.it
     
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